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LUCANIA

by OMNIA MALIS EST

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  • T-Shirt/Apparel

    T-shirt professional printed. Size L-XL
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  • Lucania
    Compact Disc (CD) + Digital Album

    20 pag booklet / 50 min
    Japanese Edition with OBI

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1.
2.
2 - BATTESIMO NEL VINO “Quando venni al mondo Mia madre non c’era, Mio padre morì il giorno dopo. La culla non dondolava, chi mi battezzò, analfabeta”. (1) Venne battuto storto un chiodo Sotto al vaso che mi accolse E luna calante fu. Inchiodato alla mia labile esistenza, Nacqui dormiente. Mi sollevò Mi Battezzò Nel vino. S’inginocchiò Mi gettò. Amuleti per la culla, Ramoscello di Sabina, Chiave, pugnale, due pezzi di ferro. “A te metto questo nastro con la sinistra mano A te, bambino” (2) Mi sollevò Mi Battezzò Nel vino. S’inginocchiò Mi gettò. “Su una piccola tempa C’erano quattro buoi Che schiacciavano la testa della rana, Fuggi ranéle, fuggi dalla bocca, La chiave della chiesa non si tocca” (3) Sono le Invidie che minano la mia crescita E mutamento di stato. Senza Latte, Senza Forza, Senza Fiato. (Ninna Nanna del 08/10/1952 / Pisticci (MT), Carmina Di Giulio, 40 anni ca.) Ninna Nanna senza fuoco e senza paglia, Ninna Nanna senza vita e senza mamma, Ninna Nanna con un chiodo che scalfisce la tua pelle, Ninna Nanna senza un tetto, né stelle. Nia Nia lu figghj mia. (1) Detto antico: immagine di vita desolata e nascita malaugurata, foriera di una vita di stenti e fatica. (2) Formula di Pisticci (MT) per curare la “Secretedda” (mancata adesione dei margini della sutura longitudinale del cranio nell’infante). (3) Historiola di Tricarico per “incantare” la cisti sublinguale.
3.
Sette Anni 04:21
3 - SETTE ANNI Partivamo dalla montagna il 15 novembre, Tornavamo il 15 aprile. Sette anni avevo, noi si transumava. I pericoli sulla strada, il freddo nelle ossa, Si cresceva in fretta, si era già adulti. Spine nelle caviglie, gelo sulle mani. E poi… Fuoco, scaldava la nostra miseria. Pane, saziava la nostra fame. Vino, alleviava le nostre disgrazie. Casa, lontana, l’inverno incombeva. “Un ciuffo di lana a forma di croce Dal Capro tagliavo” (1) La luna piena Il lupo la sentiva. “E rivolte verso sud, le bestie riposavano Triste era il segno, Gelo e freddo un altro inverno ci aspettavano”. (2) Le campane delle vacche che pascolavano Per i monti, per le steppe, per le gole, Roche melodie intonavano. Era novembre. Sette anni avevo. (1) Il primo venerdì di marzo, veniva tagliato un ciuffo di lana a forma di croce dalla testa del caprone e del montone che portava la campana; esso veniva conservato in un recipiente che rappresentava l’unità di misura del grano, “lo stuppeddu”, ottava parte del tomolo (5kg); il riferimento cristiano, la forma della croce, appunto, rendeva il ciuffo di lana “benedetto” e questo avrebbe portato un raccolto abbondante, essendo il grano la prima fonte di sopravvivenza nel mondo contadino: si trattava dell’ennesimo simbolo apotropaico, tra il sacro e il profano, presenti in ogni manifestazione della vita contadina. (2) A metà del mese di agosto, alle cinque del mattino, si controllava la posizione di sonno degli animali; se erano rivolti verso sud, aveva allora vinto la Bora che, dopo alcuni mesi, avrebbe portato un inverno di freddo intenso e gelo.
4.
4 - CRISI DEL CORDOGLIO Sono morto qui, da solo Sono morto nel freddo. Una lapide senza nome, Una bara senza fondo. “Mi ritrovai con due monete Sugli occhi posate Per l’ultimo viaggio” (1) "E se ci affoga la morte Nessuno sarà con noi, E col morbo e la cattiva sorte Nessuno sarà con noi". (2) Una fossa poco profonda, ci accoglierà. Come braccia aperte di madre, la morte non ci spaventerà. Non ci spaventerà. "Mia moglie urla e continua a perdere fiato, Un lutto lungo una vita, il velo abbrunato. Nel breve attassamento, uno stupore inebetito, L'esplosione parossistica le mangia l'anima" (3) (1) La ritualità della morte prevedeva che al defunto venissero posate due monete sugli occhi per pagare l’ultimo viaggio, secondo altre credenze venivano lasciate alcune monete in tasca per donarle alle anime dei bambini in cielo. (2) Rocco Scotellaro "Pozzanghera Nera il 18 Aprile" (3) Due distinte fasi della Lamentazione Funebre: ATTASSAMENTO - La persona è irrigidita in una immobilità psichica che può durare da pochi minuti a molte ore, situazione denominata anche "Ebetudine Stuporosa". ESPLOSIONE PAROSSISTICA - la Lamentazione Funebre che porta ad autoflagellarsi, strapparsi i vestiti, urlare.
5.
5 - STABAT MATER DOLOROSA “Oh tempesta di primavera, dai monti scendi, Dilava la sabbia gialla, solleva il coperchio della bara, Scardina queste assi, esplodi il tuo furore, Accogli ora il mio lamento, adempi al mio volere, Il mio verbo è legge”. (1) Stabat Mater dolorosa Iuxta Crucem Lacrimosa. “Sollevatevi venti neri Percorrete oscuri sentieri Giungete nel ventre della chiesa Ridestate l’anima lesa Sconvolgete l’umida terra Portate in questo luogo sacro guerra! Risvegliate il morto Che non vi sia mai più sconforto!” (2) “O mia testa, o mie tempie O miei occhi, cosa mi prende, Il movimento or mi assale Il Resistere è aconfessionale Il mio corpo si muove mero Si muove senza più pensiero Cade il mio velo, color di pece. Cade sulla bara, cade sulla bara che mio padre fece”. (3) “FIGLIA: ah le tempeste di primavera non rumoreggiano, esse non dilavano la gialla sabbia, non mi fanno vedere la mia cara mamma. I venti impetuosi non si sollevano, non battono sul campanone, non risvegliano mia madre. Dal cielo non scendono gli arcangeli a schiera, non infondono l’anima nel morto petto. MADRE: non aspettarmi, mai.” (4) (1) – (2) – (4) Tecnica euromediterranea di reintegrazione. Queste strutture consistono nell’offrire un modo per entrare in rapporto con la tentazione del rischio, ovvero del comportamento irrelativo. Vengono infatti recitati dalla lamentatrice in forma di monologo, i due momenti del delirio (1) – (2) e dell’anamnesi disingannatrice (4). (3) Da “Le Troadi” - Euripide. Nel corso della lamentazione funebre si notano determinate stereotipie mimiche come l’oscillazione ritmica del busto in avanti verso la bara ed il movimento oscillatorio laterale.
6.
6 - LA MESSA DEI MORTI (Lamento Funebre del 02/11/1954, voce femminile, Roccanova (PZ) “A mezzanotte nel settembre del ‘53 Ci recammo ai campi, I sentieri tra le spine Nubi basse all’orizzonte tra tuoni e lampi. Scorgemmo una figura Ci guardava senza più speranza. Nel cuore della notte Il morto in lontananza. E furono urla di terrore, Nella magia sonnambolica. Colonne di fiamme S’infransero in un boato iperbolico.” (1) Figghjë mijë addò i sciùt / Figlia mia dove sei andata U muort jé vnùt / E’ apparso il morto Figghjë mijë addò si stàt / Figlia mia dove sei stata U muort jé turnàt / E’ tornato il morto Figghjë mijë a nott jé scùr / Figlia mia la notte è scura Ma nun_j_avé paùr / Ma non devi aver paura Figghjë mijë a nott jé neura / Figlia mia la notte è nera S’è pigghiat l’anma mijë / Si è preso la mia anima. Lassam_stà / Lasciami stare Num_turmntà / Non mi tormentare. “Solo a quel punto, mi resi conto Che ciò che avevo attorno, era defunto. Il prete, spalle all’altare, Si voltò. E ciò che vidi non era mai stato, La Messa Dei Morti mi tolse il fiato. Sudata mi svegliai, Dalla bocca acqua Vummcajë / Vomitai Vummcajë / Vomitai Vummcajë / Vomitai” (2) (Lamento Funebre, voce femminile dal cimitero di Bella (PZ) tratto dal documentario storico di Luigi Di Gianni “Sud e Magia” 1978) (1) Racconto di Anna Padula di anni 40, contadina di Roccanova (PZ). Il lamento funebre, assolve una funzione risolutrice rispetto ad un preciso aspetto della crisi del cordoglio, ovvero il ritorno irrelativo del morto come rappresentazione ossessiva o come immagine allucinatoria. (2) La “Messa dei Morti” è un’altra forma di allucinazione / avventura psicologica a cui molte contadine lucane dichiarano di aver assistito almeno una volta nella vita. Nel sonnambulismo notturno scaturito nei momenti di prostrazione fisica, disagio morale, quando anche nei momenti di riposo si ripeteva il tragitto per andare nei campi a lavoro, a prendere l’acqua, si raccontava di assistere a delle messe a cui partecipavano le anime dei morti. Il risveglio successivo, nella camera da letto, con la bocca grondante acqua, stava li a provare che si era andati realmente a prendere l’acqua alla fontana.
7.
Lucania 05:54
8 - LUCANIA "Io lo conosco Questo fruscio di canneti Sui declivi aridi Contesi alla frana E queste rocce magre Dove i venti e le nebbie Danno convegno ai silenzi Che gravano a sera sul passo stanco dei muli. Lucania, Lucania. È poca l’acqua che scorre E le vallate son secche Spaccate, d’argilla. Di qui le mandrie migrano Con l’autunno avanzato Per la piana delle marine Tuffando i passi nelle paludi. Di qui è passata la malaria Per le stazioncine sul Basento Squallide, segnate d’oleandri. Da noi la malvarosa è un fiore Che trema col basilico Sulle finestre tarlate In un vaso stinto di terracotta E il rosmarino cresce nei prati Sulle scarpate delle vie Accanto ai buchi delle talpe. Da noi riposa il falco e la civetta Segna la nostra morte. Da noi il mondo è lontano, Ma c’è un odore di terra e di gaggia E il pane ha sapore del grano." (Mario Trufelli) Lucania, Lucania. Terra Madre Sangue Lucania, Lucania.
8.
Desiderium 10:16
7 - DESIDERIUM E siamo qui Ad aspettare Un riflesso del Sole Una lacrima in mare. Pallide sono le giornate Sempre più nere ed abbandonate Quando il tempo si ferma. Siedi accanto a me, Ti racconto la storia di una terra che più non è Mani dure come pietra che si infrange. Pelle dura come cuoio che sotto ad un sole incurante Brucia. Arde. Siedi accanto a me Ti racconto la storia di una terra che più non è. Respira insieme a me Il profumo del tempo, l’ulivo nel vento, l’aroma del mirto, la fine di un libro e resta con me.
9.
Amore 05:59
AMORE Amore, amore funne cchiù d’u cehe, ca me grapise ll’occhie nd’i matine, stu munne mo me pàrete cechète come na palla nivre de carvone, e fùjetë nnaterne arrahugghiète senze de se vutè com’a nu surde e ié le curre appresse e fazzë i picce d’i uagnenelle mahète. Amore, amore forte cchiù d’u vente ca srarechite ll’àrbere e lle sciòllete i chèse e cca lle lìmete i muntagne, dannille sempe a tuttë quante i cose ne picche de stu fiète de giaiantë e ppo na ’uce aguèle com’u ’ampe ca s’abbràzzete i spine mmenz’i rose. Amore, amore granne cchiù d’u mère; amore, amore forte cchiù d’u vente, nun te scurdè ca pure nd’i turmente ce agghie vruscjète e vrósce nda stu foche come a ffrasca ntreccète all’ate frasche pure cche chillë ca me guardàine storte e purë mo me uèrene ggià mortë. Amore, amore duce e anniputente. com’agghia fè cche nnu rengradziamente? -- TRAD: Amore, amore profondo più del cielo, che mi aprivi gli occhi nei mattini, adesso questo mondo mi sembra cieco come una palla nera di carbone e fugge in eterno accartocciato, senza voltarsi, come un sordo, e io gli corro appresso e faccio le bizze come i bambini malati. Amore, amore forte più del vento che sradica gli alberi e fa crollare le case e che leviga le montagne, daglielo sempre a tutte quante le cose un poco di questo respiro di gigante e poi una luce uguale come il lampo che abbraccia le spine fra le rose. Amore, amore grande più del mare; amore forte più del vento, non scordarti che pure fra i tormenti io ci ho bruciato e brucio in questo fuoco, come la frasca intrecciata alle altre frasche, pure con quelli che mi guardavano ostili e pure adesso mi vorrebbero già morto. Amore, amore dolce e onnipotente, come posso ringraziarti? (Albino Pierro)

about

After six years, OMNIA MALIS EST returns with ‘Lucania’, a second full-length album of raw yet melodic Italian black metal, this time focusing on Uruk-Hai’s homeland of Lucania, a small region in the south of Italy.

In the decade spanning 1950 to 1960, Ernesto De Martino, the founder of Italian cultural anthropology, visited the land of Lucania and produced dozens of accounts in which he presented to the rest of the Italian population, the bitter, raw yet also magical Lucania, a little area of terrain relegated to a rustic world, with deep ancestral links to nature and ritualism; a land where the magick-religious folklore of the local peasant culture was so imbued with primitive intensity that it survives to this day.

‘Lucania’ is a journey to one of the most dark, harsh and mystical realms of Italy.

credits

released June 5, 2021

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about

OMNIA MALIS EST Italy

One man band nata nel 2005.
2006 demo "La Rivolta Delle Stelle"
2007 EP "Fides" (Il Male Prod.)
2015 Full "Viteliu" (Hidden Marly Prod.)
2021 Full "Lucania" (CD-LP-DIGITAL)
(Hidden Marly Prod. - Die Welt gehört uns Records)
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